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L'ORIGINE DI UNA PASSIONE

La mia passione per i flaconi di profumo antichi o vintage (definiti flaconi decorativi dai collezionisti internazionali per distinguerli da quelli commerciali, quelli che riportano il marchio di un marchio specifico), è nata nella mia ormai lontana adolescenza. Ogni volta che entravo in una profumeria con mia madre o mia zia, donne emancipate e colte che usavano abitualmente cosmetici e fragranze di vario genere, mi veniva regalato un campione di uno dei profumi di moda all'epoca, che poi entrava a far parte della mia prima piccola collezione. Negli anni si sono aggiunti anche flaconi del primo e del secondo dopoguerra, che ho trovato in piccole botteghe e mercatini delle pulci. Amo collezionare: non per l'idea di accumulare o per la smania di possedere, ma per la scoperta e la ricerca. Gli oggetti del passato diventano navi del tempo che riportano tracce di storie che vorrei conoscere in tutti i loro aspetti: mi affascinano tecniche, forme, colori e materiali, che si combinano per creare un oggetto unico, profondamente radicato nel suo tempo e nella cultura che lo produce. Dopo tanti anni non ho ancora capito perché, delle diverse collezioni che ho iniziato, proprio questa abbia invaso così profondamente la mia vita. Forse perché in una piccola bottiglia si fondono insieme diverse cose che amo: l'arte, la storia, la miniaturizzazione, la varietà di forme e materiali, la seduzione, la femminilità…

Fu negli anni universitari, trascorsi a Parma, che la collezione cominciò a definirsi, assumendo la sua attuale struttura. Tutto cominciò con la scoperta di un singolare negozio di oggettistica varia e “toilette” antica: la signorina Carlotta sembrava vivere ferma al tempo degli oggetti che vendeva. Gestiva il suo negozio più con l’atteggiamento del collezionista che del mercante: entrare in quel posto, con le vetrine in legno turchese sbiadito, era come entrare in un’altra epoca. Fu l’acquisto di un piccolo oggetto in argento a forma di uovo, proveniente a detta sua da una nobile famiglia veneziana, a stabilire i parametri che caratterizzano le oltre mille boccette di profumo della mia attuale collezione. Quella che poi scoprii essere una scatola di profumo tedesca del XVII secolo aveva in sé gli aspetti fondamentali della mia collezione: l’essere insolita, l’essere antica o comunque vecchia, il non essere commerciale (non fatta per un marchio) e l’essere inferiore ai 10 centimetri.
Per il resto, sono un collezionista onnivoro: la mia collezione spazia dai balsamieri romani ai flaconi figurativi tedeschi degli anni Trenta (al limite del kitsch!), passando per accostamenti insoliti di vetro, argento e porcellana, per le chatelaine da indossare a un ballo, per i piccoli pegni d’amore, per i tanti souvenir collezionati lungo il Grand Tour. Diverse, piccole “sotto-collezioni” di oggetti che sono lo specchio storico del momento in cui sono stati creati e ripropongono stili, decori e forme, ricordandoci ancora una volta che le arti decorative non sono inferiori alle nobili arti della pittura e della scultura quanto a contenuti culturali.

Ho volutamente escluso dalla mia collezione la vasta produzione proveniente dall’Asia e dal mondo islamico: esemplari di grande bellezza, secondo un’attenzione al profumo che non è mai venuta meno nei secoli, come è accaduto in Occidente. Qui il profumo e i suoi contenitori sono stati, fino all’età contemporanea, riservati a pochi privilegiati che ostentavano la loro ricchezza e il loro amore per il bello o per il “meraviglioso” anche attraverso questi minuscoli oggetti, spesso alte espressioni d’arte nella loro relativa epoca grazie alla fantasia e alle capacità tecniche artigianali dei loro creatori. Ho solo pochi esemplari nella mia collezione solo per confronto, curiosità o per qualcosa che mi ha particolarmente attratto.

Da Cina, Medio Oriente, India

Vorrei precisare che questa appassionata ricerca non ha mai potuto contare su una grande disponibilità economica: non trovo infatti i miei pezzi partecipando a grandi aste o acquistando da noti antiquari. Le rarità in mio possesso sono state reperite nei mercatini delle pulci in Italia o all'estero (soprattutto nel Regno Unito e in Francia), da privati o in piccole aste online… dapprima seguendo solo l'istinto, poi, approfondendo la questione, riconoscendo antichi flaconi tra montagne di bric-à-brac o leggendo tra le righe descrizioni e attribuzioni totalmente errate.

La naturale conseguenza è stata quella di iniziare a cercare libri, creare un archivio, entrare a far parte di un’associazione internazionale che riunisce flaconi decorativi e commerciali. Devo molto all’IPBA (International Perfume Bottle Association) per avermi fatto entrare in contatto con molti altri collezionisti, per avermi chiamato a scrivere sulle loro riviste e a parlare alle loro convention: questo mi ha dato molta forza e coraggio per proporre la mia collezione al Museo del Costume di Palazzo Mocenigo: qui non potevo trovare accoglienza migliore che nella persona della Dott. ssa Chiara Squarcina, poiché crede nella magia di ciò che riguarda il Profumo e le Arti Decorative. Dal nostro incontro, oltre a una preziosa amicizia, è nata una mostra; 'Flaconi; i protaprofumi fra arte e storia' tenutasi in questo museo da ottobre 2018 ad aprile 2019, che ha avuto un grande successo di pubblico e il bellissimo catalogo, con il design dell’Art Director Lorenzo Nasi, è andato esaurito. Questa mostra è stata seguita subito dopo da un'altra al Museo del Delta Antico di Comacchio, dove ho incontrato un'altra donna incredibile, la dottoressa Caterina Cornelio, ex direttrice del Museo archeologico di Ferrara e ora direttrice onoraria di questo piccolo ma ricchissimo museo. Questa mostra si chiamava "I flaconi di profumo nel tempo. Suggestioni e legami con la storia e il territorio di Comacchio". Per un lungo periodo, il Covid ha permesso solo talk e incontri online, ma sono riuscita ad allestire una piccola mostra di flaconi di profumo Souvenir a Palazzo Mocenigo a Venezia che è durata fino allo scorso agosto. In realtà sono la consulente della Sezione Profumi di questo Museo.

Voglio sottolineare che l'attribuzione dei flaconi di profumo a varie epoche, varie provenienze o vari artigiani è frutto delle mie ricerche basate sulla letteratura disponibile, sul confronto con pezzi appartenenti a collezioni più ampie, su quanto fornisce il web: possiamo tranquillamente collocare con certezza un flacone inglese in argento che porta i marchi dell'oreficeria, la data e il luogo di fabbricazione, ma riconoscere un pezzo di porcellana anonima o un vetro sfaccettato è pressoché impossibile se non si può ricorrere a un'iconografia non sempre chiara e a presupposti che mantengono un margine di errore molto alto. Sarò felice di accogliere commenti e opinioni da parte di chi leggerà questa presentazione con curiosità e si sentirà parte di questa continua ricerca. La bellezza e l'attrattiva che riconosco in questi oggetti sono infinite!